Polizzi Generosa: la Chiesa di San Gandolfo la Povera e le sue opere

© Testo di Salvatore ANSELMO - Foto di Vincenzo ANSELMO

La chiesa di San Gandolfo la Povera, eretta nel 1622, è collocata nel quartiere di Santa Maria Maggiore. L’edificio a navata unica, un tempo sede della Compagnia del Beato polizzano, è stato costruito sulle vecchie fabbriche della chiesa e dell’ospedale di Santa Cecilia.
Particolare della tela raffigurante l’Immacolata Concezione e angeli di Donato Creti La chiesa del Collegio, così come oggi è comunemente chiamata, conserva opere di pregevole fattura tra le quali si ricorda, a partire da destra, la tela raffigurante l’Immacolata Concezione e angeli di Donato Creti del 1727-1729, precedentemente ubicata nella chiesa di San Francesco d’Assisi dei PP. Minori Conventuali, adesso Auditorium Comunale. L’opera venne commissionata dal Senato palermitano al pittore bolognese per essere collocata nella Cappella della Vergine della chiesa di San Francesco del capoluogo siciliano. Il dipinto, come riferisce l’erudito Gioacchino Di Giovanni, Il patrocinio di San Gandolfo di Giuseppe Salerno, del 1620 “perché e colle mani e braccia aperte non fu accettato dal popolo di Palermo e perciò fu levato via onde il nostro Convento… lo riscattò dalli Padri di Palermo per n. 200 messe”. L’iconografia del quadro sembrerebbe infatti ibrida “il tema della Madonna con le braccia aperte e gli occhi rivolti al cielo non appartiene tanto allo schema canonico della Concezione sancito dalla controriforma” (V. Abbate) quanto piuttosto a quello dell’Assunta. In realtà il tema è affrontato con estrema cura e la Vergine presenta tutti gli attributi tratti dal brano dell’Apocalisse (XII,I). Le braccia allargate e rivolte verso il basso dell’Immacolata stanno a indicare non l’ascesa ma la discesa verso terra. L’opera, dall’accesa cromia e dai forti contrasti tra zone ombrate e zone illuminate, presenta infatti la Vergine al centro di un lento moto spiraliforme che pare concludersi nella colomba simbolo dello Spirito Santo, “che nel nostro caso riveste anche un particolare significato iconologico, a fondamento com’è del dogma della Concezione” (V. Abbate). In basso è possibile ammirare due splendidi arcangeli, di cui quello di destra completamente al buio protende la mano e il ginocchio verso la luce, mentre sullo sfondo campeggiano angeli e testine di cherubini alate, spesso impalpabili corpi avvolti da una forte luce, posti a semicerchio.
Sull’altare maggiore si trova il dipinto raffigurante Il patrocinio di San Gandolfo di Giuseppe Salerno del 1620 che ha come tema l’intercessione orante del Santo Patrono. Particolare curioso è la figura San Gandolfo e storie della sua vita, dipinto dei primi decenni del ‘500 attribuito a Joannes de Matta del committente Giuseppe Guarnuto, in ginocchio, protetto dall’angelo custode che qui indica la Trinità. Questi, in posa aulica e ieratica, è vestito da sontuosi abiti tipici del tempo. A sinistra si trova San Gandolfo, con il saio francescano e il gelsomino sul fonte, suo più tipico attributo iconografico, e sullo sfondo un’immagine realistica di Polizzi. Qui si possono distinguere il borgo murato del castello con le due torri, la “Porta Grande”, l’abitato della “Croce” con la chiesa di San Francesco e ancora più in basso il complesso conventuale del Carmine con l’abbeveratoio. Salendo, retta da nuvole e angeli, si trova la Trinità al centro, la Madonna a sinistra, copiata da un incisione riproducente la Vergine di Francesco Barocci, e San Giuseppe a destra, chiaro riferimento al nome del committente.
Merita anche attenzione l’opera rappresentante San Gandolfo e storie della sua vita dei primi decenni del ‘500 attribuita concordemente allo spagnolo Joannes de Matta, pittore particolarmente attivo a Polizzi. La tela, proveniente dalla cappella del Beato in Chiesa Madre, è in discreto stato di conservazione.



Sulla stessa parete è anche possibile ammirare la tela raffigurante San Francesco riceve le stimmate di un anonimo pittore del 1598. L’opera, copia di un omonimo dipinto che Gerolamo Muziano ha realizzato per la chiesa dei Cappuccini a Roma, è stata commissionata da Francesco Gagliardo per la sua cappella all’interno della chiesa di Santa Maria delle Grazie (o Badia Nuova) da dove proviene.

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Luglio 2007 - ultima revisione dicembre 2018


LETTURE CONSIGLIATE:
  • ABBATE Vincenzo, Polizzi. I grandi momenti dell’arte, Associazione Culturale Naftolia, Polizzi Generosa, 1997.
  • ABBATE Vincenzo, Inventario polizzano, Edizioni Grifo, Palermo, 1992.
  • ANSELMO Salvatore, Polizzi. Tesori di una Città Demaniale, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta, 2006.
  • ANSELMO Salvatore, Le Madonie. Guida all'arte, Gruppo Editoriale Kalós, Palermo, 2008.
  • ANSELMO Salvatore, Pietro Bencivinni “magister civitatis Politii” e la scultura lignea nelle Madonie, Plumelia Edizioni, Palermo, 2009.
  • SALAMONE CRISTODARO Celestina, Polizzi d’altri tempi, Romano Editore, Palermo, 1987.
  • SALAMONE CRISTODARO Celestina, Polizzi del passato, Edizioni Grifo, Palermo, 1990.



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