Polizzi Generosa: la Chiesa di Santa Maria delle Grazie e le sue opere

© Testo di Salvatore ANSELMO - Foto di Vincenzo ANSELMO

La chiesa di Santa Maria delle Grazie, comunemente conosciuta come Badia Nuova per distinguerla dalla Badia Vecchia o di Santa Margherita, si trova nel quartiere di Santa Maria Maggiore. La struttura in esame è sorta nel 1499 da una diatriba nata tra due famiglie nobili di Polizzi, i La Mattina e i Signorino, per la successione al titolo di badessa della Badia Vecchia. Morta infatti donna Preziosa Pigneri si pensava che a succederle fosse Suor Scolastica Signorino, secondo un precedente accordo. Custodia lignea scolpita da Pietro Bencivinni Successivamente la famiglia La Mattina riesce, invece, ad imporre una propria congiunta, donna Lucrezia La Mattina. I Signorino, allora, per mitigare l’affronto subito della sorella Scolastica per non essere stata eletta badessa, fecero costruire una nuova chiesa ed un monastero benedettino inglobando la vecchia chiesa di San Mattia Apostolo. Nel nuovo edificio, non molto distante dalla Badia Vecchia, si trasferì suor Scolastica con altre cinque suore. La chiesa è stata completamente rifatta alla fine del 1700, come attesta una targa sopra il portale della facciata.
All’interno, sul cappellone dell’altare maggiore, troneggia la più grande custodia lignea di Sicilia scolpita dal polizzano Pietro Bencivinni tra il 1697 e il 1710. L’opera presenta non poco affinità con i dettagli decorativi dei “retablos” lignei spagnoli del tardo Seicento oltre che con alcuni manufatti d’arte decorativa in stile barocco prodotti in questi anni a Palermo come quelli ideati dagli Amato. I quattro Arcangeli di Gaspare Bazzano detto lo Zoppo di Gangi La custodia, una struttura architettonica piramidale a tre ordini con fastigio terminale, è arricchita da volute, colonne tortili, testine di cherubini alati, festoni, busti e statue di santi “tra cui spiccano Mosè ed Elia, Pietro e Paolo, dalle fughe prospettiche delle nicchie dove sono allocate le statue dei santi titolari e patroni” (V. Abbate). Nella nicchia centrale del primo ordine dal basso si trova l’Immacolata Concezione, affiancata nelle due laterali dai santi Benedetto e Mauro Abate, nel secondo livello San Michele Arcangelo al centro e due sante monache benedettine ai lati, nell’ultimo ordine invece domina la titolare della chiesa tra due santi che “difendono i loro tratti dallo sguardo ormai troppo lontano dai fedeli” (S. Calì).
Sulla parete destra è possibile ammirare l’unica opera polizzana attribuita a Gaspare Bazzano, meglio conosciuto insieme al Salerno come Zoppo di Gangi, raffigurante I quattro Arcangeli e commissionata, come indica lo stemma e l’iscrizione, da donna Serafina La Mattina nel secondo decennio del XVII secolo. Sono raffigurati, partendo da sinistra, Uriele con la spada, Michele che con la lancia trafigge il demonio, Gabriele con il giglio in mano, Raffaele che guida Tobiolo con il grande pesce in mano, e nella predella l’Annunciazione, la Natività, Cristo Patiens e la stessa committente.



Sullo stesso lato è inoltre possibile ammirare la statua lignea raffigurante San Francesco di Paola, titolare della confraternita, realizzata da un ignoto scultore napoletano alla fine del XVIII secolo e proveniente Santa Maria delle Grazie di Filippo Quattrocchi dalla chiesa di San Giovanni. Ad anonimo scultore della stessa area è stata ricondotta la statua di San Vincenzo Ferreri dell’ultimo quarto del XVIII secolo proveniente dalla chiesa di Santo Spirito dei PP. Domenicani.
Nella stessa chiesa, oltre a interessanti monumenti funebri, è possibile ammirare la settecentesca cantoria dell’organo decorata con motivi floreali e festoni, in pessimo stato di conservazione e la statua raffigurante Santa Maria delle Grazie attribuita allo scultore gangitano Filippo Quattrocchi. “La figura della Madonna -scrive Salvatore Farinella- ripropone ancora gli schemi cari al Quattrocchi, già espressi in numerosi soggetti analoghi: il lieve ancheggiamento del corpo, la posizione eretta del piede sinistro, l’ampio mantello fluttuante raccolto sul fianco sinistro; ed ancora le mani affusolate segnate da fossette, le numerose pieghe del mantello e dell’abito ricoperto quest’ultimo da decorazioni dorate a motivi floreali”.
Nella stessa chiesa si trovavano altri dipinti ormai custoditi in altre chiese come la Madonna del Rosario del 1606 e la Sacra Famiglia con San Giovannino del 1625, ambedue di Giuseppe Salerno ora nella chiesa di San Girolamo, e San Francesco riceve le stimmate del 1598 di un anonimo pittore adesso conservata nella chiesa di San Gandolfo. Interessante risulta pure il pavimento realizzato con mattoni romboidali monocromi “in manganese, celeste e bianco che formano delle stelle ad otto punte probabilmente della prima metà del Settecento” (Maria Reginella).

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Luglio 2007 - ultima revisione dicembre 2018


LETTURE CONSIGLIATE:
  • ABBATE Vincenzo, Polizzi. I grandi momenti dell’arte, Associazione Culturale Naftolia, Polizzi Generosa, 1997.
  • ABBATE Vincenzo, Inventario polizzano, Edizioni Grifo, Palermo, 1992.
  • ANSELMO Salvatore, Polizzi. Tesori di una Città Demaniale, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta, 2006.
  • ANSELMO Salvatore, Le Madonie. Guida all'arte, Gruppo Editoriale Kalós, Palermo, 2008.
  • ANSELMO Salvatore, Pietro Bencivinni “magister civitatis Politii” e la scultura lignea nelle Madonie, Plumelia Edizioni, Palermo, 2009.
  • SALAMONE CRISTODARO Celestina, Polizzi d’altri tempi, Romano Editore, Palermo, 1987.
  • SALAMONE CRISTODARO Celestina, Polizzi del passato, Edizioni Grifo, Palermo, 1990.



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