LUOGHI E MERAVIGLIE   ●   CEFALÙ

Il Santuario e il Museo di Gibilmanna, arte e spiritualità immersi nella natura

© Testo e foto di Vincenzo ANSELMO

Posto lungo le pendici nord-occidentali di Pizzo Sant'Angelo, a quasi 800 metri slm ed a circa 15 chilometri dalla costa e dal mare di Cefalù, il Santuario di Gibilmanna da secoli attira migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte della Sicilia. Se si ha modo di raggiungerlo in un giorno non festivo e il caso vuole che non vi si stia celebrando qualche matrimonio, si potrà godere di un’atmosfera di grande fascino dove il silenzio è rotto solo dal canto degli uccelli e dal suono delle campane. Un luogo, questo, che emana tanta spiritualità e che spinge alla raccolta e alla preghiera.
Panoramica sul santuario e il bosco di Gibilmanna con l'isola di Alicudi sullo sfondo Il santuario e l’annesso convento sono il frutto di numerosi interventi che si sono succeduti nel corso di più secoli. Secondo la tradizione, non supportata da fonti storiche, il monastero, inizialmente benedettino, con l'annessa chiesa dedicata alla Madonna, fu uno dei sei fondati in Sicilia, nel VI secolo, da Papa Gregorio Magno. Molto probabilmente fu abbandonato e andò in rovina durante la dominazione araba.
In un documento del 1228, anno in cui veniva istituito il Priorato di Gibilmanna, si legge che del monastero benedettino non rimanevano che pochi ruderi. Nel 1535 la chiesa, da sempre meta di numerosi devoti della Madonna, veniva assegnata ai cappuccini che, per ospitare un piccolo gruppo di frati, ricostruirono alcune stanze del vecchio convento.
Il nuovo convento fu costruito tra il 1619 e il 1624. Negli stessi anni fu costruita l'annessa chiesa, più grande rispetto a quella precedente per accogliere i sempre più numerosi pellegrini che raggiungevano il luogo per venerare la Madonna. La chiesa, a croce greca, nei secoli è stata sottoposta ad alcune modifiche, l'ultima delle quali, agli inizi del Novecento, ha interessato la facciata principale, rifatta in stile neogotico.
Altare barocco della Madonna di Gibilmanna Una volta entrati in chiesa a catturare l'attenzione è la cappella della Madonna. Qui campeggia un'imponente altare barocco in marmi mischi realizzato, nella seconda metà del XVII secolo, dal palermitano Baldassare Pampillonia su progetto di Paolo Amato. L'opera inizialmente era stata realizzata per la Cattedrale di Palermo ma, in seguito alle notevoli modifiche architettoniche apportate all'edificio, lì non fu mai montata e per tanto tempo rimase nei magazzini. Poi, nel 1785, fu messa in vendita ed acquistata dai frati cappuccini del convento di Gibilmanna.
L'intero apparato architettonico, complesso e assai movimentato, è ricco di putti, angeli, volute, mensole, statue, una ricchissima trabeazione e due colonne tortili. Al centro dell'altare troneggia la pregevole statua della Madonna con il Bambino, del 1534, attribuita, da diversi studiosi, ad Antonello Gagini. Ai lati due statue di mamo raffiguranti San Giovanni Battista e Sant'Elena, del 1543 circa, da Gioacchino Di Marzo attribuite, rispettivamente, a Scipione Casella e Fazio Gagini. Notevole, alla base dell'altare, il paliotto di marmi mischi ricco di decorazioni architettoniche e floreali. Nella stessa cappella si trova un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino, di autore ignoto, proveniente dalla primitiva chiesa benedettina, opera che si fa risalire al XIII secolo.



Nell'altare principale campeggia un dipinto dell'Assunta e, alla base, un'interessante custodia lignea del 1710 realizzata dallo scultore Pietro Bencivinni da Polizzi Generosa. L'opera, a struttura piramidale, è ricca di medaglioni, testine angeliche e volute con mezzibusti, probabilmente santi cari ai committenti. I primi due livelli sono movimentati da una serie di nicchie, separate da colonne, con santi tra cui l'Immacolata Concezione, al centro, San Bartolomeo e Santa Chiara, ai lati, San Francesco e Sant'Antonio da Padova, in basso. Molto più recente, invece, la porticina del tabernacolo, frutto di un intervento del 1915.
Usciti dalla chiesa meritano una visita il museo e l'annessa biblioteca che si trovano nei locali del convento un tempo adibiti a stalle, magazzino e fucina, attentamente restaurati e riadattati negli ultimi anni del Novecento.
Custodia lignea di Pietro Bencivinni Il museo, articolato in dieci sale, raccoglie opere d'arte spesso senza grande pretese stilistiche ma rappresentative dell'arte francescana. Esse provengono dai conventi cappuccini del Val Demone e precisamente: Geraci Siculo, Petralia Sottana, Castelbuono, Pettineo, Tusa, Savoca e Giarre.
Sono esposti paramenti sacri finemente ricamati, veri capolavori dell'arte siciliana; dipinti, tra cui un polittico a sei comparti del XVII secolo di fra' Feliciano da Messina, detto il “Raffaello dei cappuccini”; lavori in legno, tra cui due interessanti statue in legno policromo del XVI secolo raffiguranti la Madonna e San Giuseppe, probabilmente gli unici pezzi superstiti di un presepio; statuette in cera; ex-voto; una interessante statuetta della Pietà, attribuita allo scultore cefaludese Jacopo del Duca, collaboratore di Michelangelo; un organo a canne palustri del XVII secolo, unico esemplare in Europa secondo quando riportano gli studiosi. Inoltre una ricca sezione antropologica dove sono raccolti gli attrezzi di lavoro utilizzati dai cappuccini come carretti, telai, aratri, una fucina e tanti altri oggetti che rappresentano anche una preziosa testimonianza dell'attività contadina, pastorale e casalinga della Sicilia rurale del passato.
Accanto al museo si trova una biblioteca, preziosa non tanto per il numero dei volumi ma per la qualità. Diversi gli incunaboli, le cinquecentine e i testi del '600 e del '700, molti dei quali rari. Infine sono da visitare le secentesche catacombe che si trovano nel sotterraneo della chiesa. Qui, all'interno di 34 nicchie, prive ormai dei corpi imbalsamati dei religiosi, perché trovandosi in cattivo stato di conservazione sono stati ricomposti in un ossario, sono esposti interessanti reliquiari che, seppur realizzati con materiali “poveri”, testimoniano la grande devozione e la creatività dei cappuccini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marzo 2014


BIBLIOGRAFIA:
  • AA.VV, Cefalù, in «Kalós - luoghi di Sicilia», supplemento al n. 6, anno 5, di «Kalós – arte in Sicilia», novembre-dicembre 1993, Edizioni Ariete, Palermo, 1993.
  • ANSELMO Salvatore, Le Madonie. Guida all'arte, Gruppo Editoriale Kalós, Palermo, 2008.
  • PORTERA Domenico, Santuario Maria SS. di Gibilmanna, Castelbuono, 1993.
  • PORTERA Domenico, Cefalù e la sua millenaria storia, Edizioni New Cards, Sambuceto, 1994.





COME RAGGIUNGERE GIBILMANNA

Se ci si trova lungo la costa, bisogna prima raggiungere Cefalù e dalla periferia sudorientale del centro abitato seguire la SP 54bis che si inerpica, su per i monti, con una serie di ardite curve, sino a raggiungere il bivio di Gibilmanna dove si svolta a sinistra (dalla costa circa 14 km). Dall’area interna delle Madonie bisogna procedere in direzione del centro abitato di Isnello e da qui poi andare a prendere la SP 54bis e seguirla in direzione di Piano delle Fate - Gibilmanna (da Collesano circa 21 km, da Polizzi Generosa circa 41 km, da Petralia Sottana circa 51 km, da Castelbuono circa 19 km, da Isnello circa 9 km). Facilmente raggiungibile il santuario anche da Gratteri (circa 7 km) percorrendo prima la SP 28 e poi, per un breve tratto, la SP 54bis.

ORARI DI APERTURA ED ALTRE INFORMAZIONI

Il Santuario è aperto tutti i giorni dell'anno. Due le messe celebrate durante i giorni feriali, generalmente alle ore 9:30 e alle ore 16:30, e tre nei giorni festivi: alle ore 9:30, alle ore 11:30 e alle ore 16:30.
Il museo apre da lunedì a sabato dalle ore 11:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:30 alle ore 17:30. La domenica dalle ore 10:30 alle ore 13:00 3 dalle 15:30 alle 18:00. Il costo del biglietto d’ingresso è di € 2,00.
Si consiglia sempre di informarsi telefonando allo 0921 421835 per verificare eventuali aggiornamenti.
Santuario di Gibilmanna

CURIOSITÀ: ORIGINE DEL TOPONIMO

Quasi tutti gli studiosi concordano nello stabilire che il nome di Gibilmanna derivi dall’arabo. Diversi sono però i pareri sul significato. Generalmente si fa derivare da Gebel el man o Gibel el man, parole arabe che significano “Monte della manna”, alludendo alla presenza nel luogo di abbondanti frassini destinati alla produzione della manna.
Angelina Lanza Damiani ha avanzato un'altra ipotesi e cioè che significhi “Monte del divieto”, nome che scaturirebbe dal divieto, imposto dagli arabi ai pellegrini, di raggiungere l'allora cenobio benedettino con l'annessa chiesa.
Domenico Portera, invece, analizzando la fonetica delle parole siciliane, Gibulimanna o Gibilimanna, utilizzate dalle popolazioni del luogo per identificare la località, ha ipotizzato che il nome derivi da Gebel el Iman, cioè “Monte della Fede”, toponimo che trae origine in modo evidente dalla presenza nel luogo della chiesa dedicata alla Madonna e dalla sua frequentazione da parte di innumerevoli pellegrini.




DOVE SI TROVA GIBILMANNA

Dove si trova Gibilmanna

PREVISIONI METEO - GIBILMANNA

Trovandosi, in linea di massima, alla stessa altitudine e a pochi chilometri di distanza, le condizioni meteo tra Gibilmanna e Gratteri sono pressocché uguali.

INFORMAZIONI UTILI

SANTUARIO MARIA SANTISSIMA DI GIBILMANNA
Via del Giubileo Magno, Gibilmanna - 90015 Cefalù (PA).
Tel. +39 0921 421835

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